Minacciata la Posidonia, polmone verde del Mediterraneo

Minacciata la Posidonia, polmone verde del Mediterraneo.

La pratica di sradicare e trasferire in altri fondali questa pianta che ossigena il mare mette a rischio la sua sopravvivenza, avverte Greenpeace.

Guarda il video di Greenpeace – Trapianto letale, il caso di Santa Marinella - Roma

Leggi dal sito web di Greenpeace Italia, sul tema della posidonia

La posidonia è una pianta marina preziosa, il polmone verde del Mediterraneo per la sua capacità di ossigenare le acque. Ospita oltre 1.200 specie tra pesci, molluschi, crostacei. E forma praterie che creano una batteria contro l’erosione delle coste. Minacciata da pesca a strascico, ancoraggio selvaggio e inquinamento, ora, come accusa Greenpeace, la sua sopravvivenza è messa a repentaglio da un altro pericolo: il trapianto, tecnica usata sempre più frequente per espiantarla dove dà fastidio, per esempio per lavori lunghe le coste, e reimpiantarla in zone spesso non adatte. Facendole morire.

Un rapporto dell’associazione ambientalista, << Posidonia: trapianto letale >> è stato presentato questa estate, alla magistratura nazionale e Ue. L’allarme riguarda il caso in esempio di Santa Marinella (Roma), dove tra agosto 2004 e febbraio 2005 sono state trapiantate 320 mila piante di posidonia provenienti da Civitavecchia, dove un ampliamento del porto richiedeva l’eliminazione di un tratto della prateria della Mattorana.

Durante le operazioni di reimpianto, le mareggiate hanno distrutto parte delle mattonelle di cemento in cui erano ancorate le piantine. Secondo i biologi incaricati del progetto, le mattonelle distrutte e da loro rimosse erano 7 metri di profondità. E i danni, quindi limitati.

A tre anni di distanza Greenpeace ha voluto verificare la salute della prateria in quelle acque. << Un disastro >> valuta Alessandro Giannì, responsabile della Campagna mare di Greenpeace. Molte mattonelle erano vuote, altre anziché 20, contenevano solo una o quatto piantine: troppo poche per dare vita a una prateria e garantire i tassi di sopravvivenza dichiarati del 60 per cento. In base al rapporto, in alcune zone anziché 32 piante per metro quadrato, come stabilito, non c’era niente. Un danno riscontrato anche a 12 metri di profondità sostiene Giannì. Quindi, o le mattonelle distrutte non sono state davvero rimosse, o la posidonia trapiantata continua a morire.

Al di là di questo singolo caso, trapiantare la posidonia, affermano alcuni studi citati dal rapporto, è un’operazione inutile, se non dannosa. Nel luogo scelto infatti spesso non esistono le condizioni adatte alla sopravvivenza dalla pianta. Il trapianto diventa cosi un modo per aggirare la direttiva (Ue 92/43) che tutela gli habitat naturali.

Nella foto: il messaggio di Greenpeace

Approfondimento: conosciamo meglio cosa è la POSIDONIA?

La posidonia
Se passeggiando sulla spiaggia si incontrano cumuli color marrone di sostanza vegetale che seccano al sole, o se mettendosi la maschera si osserva un prato sommerso che ondeggia come grano al vento, allora ci siamo imbattuti nella posidonia (Posidonia oceanica), una pianta marina che non ha niente a che vedere con le alghe con cui è erroneamente confusa.

La posidonia è una "pianta superiore" endemica del Mar Mediterraneo e per trovare altre sue congeneriche occorre raggiungere le coste meridionali dell’Australia.

Generalmente è presente dalla superficie marina fino a circa 30-40 metri, dove normalmente trova condizioni di illuminazione sufficiente a svolgere la fotosintesi.

Colonizza substrati molli a sabbia o detriti e, grazie a questa sua esigenza ecologica, interrompe la monotonia dei fondali sabbiosi, andando a costituire delle vere proprie "oasi" per molte alghe ed animali.

Le funzioni della prateria a posidonia sono molteplici e di fondamentale importanza per la vita dell’ambiente marino. In primo luogo può essere definita il "polmone verde" del Mediterraneo, grazie alla capacità di ossigenare le acque producendo di media 14 litri di ossigeno al giorno per metro quadro. E’ inoltre fondamentale per la sopravvivenza di numerose specie di pesci, molluschi, echinodermi, crostacei ecc., che la utilizzano come un vero e proprio asilo nido deponendovi le uova, sicuri del nascondiglio offerto dal denso fogliame. Infine è di importanza basilare la protezione operata dalle praterie nei confronti dell’erosione delle coste che si esplica con la creazione di una vera e propria barriera utile ad attenuare la forza delle onde.

La posidonia però è costantemente minacciata da azioni compiute dall’uomo: la pesca a strascico, ad esempio, danneggia in modo irreparabile le sue piante; l’ancoraggio selvaggio delle barche, strappando grandi quantità di foglie e fusti, crea delle ferite che, con il passare del tempo, tendono ad allargarsi, minando la struttura stessa della prateria. Inoltre la sensibilità di questa pianta all’inquinamento chimico e organico, la fa ritenere un buon indicatore biologico della qualità delle acque, ma la mette in pericolo perché continuamente attaccata da molteplici fattori.

Ben presente sui fondali dell’Arcipelago toscano è un buon testimone che certifica la qualità di questo ambiente.

Pianosa registra la prateria di posidonia più importante del Tirreno settentrionale, con un'ampia fascia che circonda l’isola colonizzata da densi fasci di foglie. Gorgona, Capraia, Montecristo, Giglio e Giannutri vedono invece la prateria ridotta ad una zona costiera, vista la pendenza di fondali rocciosi che sprofondano velocemente nel blu e la scarsa quantità di baie con basso fondale. Anche all’Elba è possibile osservare normalmente questa pianta e le praterie sono più o meno in buono stato in dipendenza di localizzazioni specifiche e quindi di ambienti più o meno favorevoli.

Posidonia oceanica

Nella foto: Posidoni oceanica

Approfondimento sulla specie.

Pianta marina, appartenente alle fanerogame è caratterizzata dall'avere una struttura suddivisa in organi, ciascuno con funzioni specializzate: le radici, con la funzione di assorbire sostanze nutrienti ed ancorarla al terreno; il fusto o rizoma, che sostiene e trasporta le sostanze dalle radici alle foglie e viceversa; le foglie, che svolgono la fotosintesi e i fiori proposti alla fase riproduttiva.

Il rizoma lignificato può accrescersi sia in senso orizzontale che verticale, dal fusto orizzontale si sviluppano ad intervalli regolari, ventralmente, ciuffi di radici e, verso l’alto, porzioni di fusto verticale a sostegno dei fasci di foglie. Quest’ultime, nastriformi, sono organizzate in fasci di 5-6 elementi che possono arrivare alla lunghezza record di circa 1 metro. Ogni foglia risulta costituita da due parti, una basale non pigmentata, che rimane sulla pianta anche dopo la caduta, ed una verde che costituisce la superficie fotosintetizzante. La loro crescita avviene con formazione di nuovo tessuto dalla base e per questo l’apice, che costituisce la zona più vecchia, si colora di marrone e viene colonizzato da una varia comunità di organismi vegetali ed animali.

Posidonia oceanica

Nella foto: Posidonia oceanica

Lo sviluppo verticale impedisce l’insabbiamento delle piante e crea insieme alle radici e ai rizomi striscianti un fitto intreccio che favorisce il processo di consolidamento delle sabbie con la crescita di una sorta di terrazzi o isolotti detti "matte", che possono raggiungere spessori di qualche metro anche se con una crescita media di 1 metro ogni cento anni.

Il metodo principale di riproduzione avviene per via asessuata con la "stolonizzazione" e per via sessuata attraverso fiori ermafroditi. Il fiore, costituito infatti da una parte maschile ed una femminile, è riunito in infiorescenze poste su uno stelo inserito al centro del ciuffo di foglie. Una volta fecondato, nel periodo estivo, si sviluppa il frutto detto, per la sua forma, "oliva di mare" che grazie alle sue proprietà galleggianti favorisce la dispersione della specie.

Un altro particolare prodotto della posidonia che si ritrova spiaggiato è costituito dalle "palle di mare" o aegagropile, infatti la loro analisi rivelerà la presenza di un ammasso di residui di fibre di foglie, che cadute sul fondo del mare vengono appallottolate dal costante movimento delle onde di risacca.

Fonte: www.islepark.it