avannotteria

A partire dal XVII secolo, le riserve di pesci d’acqua dolce hanno iniziato a ridursi in alcuni luoghi, probabilmente a causa dell’aumento della popolazione umana. Le autorità parlano allora di ripopolare i fiumi con avannotti nati in cattività.
In natura, i pesci producono una grandissima quantità di uova e solo alcuni individui diventano adulti dopo essere sfuggiti ai predatori, alle malattie, alla mancanza di nutrimento, all’inquinamento, agli shock termici, eccetera. Il ruolo di un’avannotteria consiste non solo nell’ottenere uova fecondate, ma anche nel controllare tutti i parametri che permetteranno al numero massimo di individui di accedere allo stadio di novellame, al fine di essere rilasciati nell’ambiente naturale con buone possibilità di sopravvivenza.

Nel 1741 Stephan Ludwig Jacobi, uno scienziato tedesco multidisciplinare, crea la prima avannotteria di trote in Vestfalia. Ma bisogna ancora attendere un secolo perché la sua scoperta si moltiplichi su larga scala, per ripopolare i corsi d’acqua depauperati dai primi attacchi della Rivoluzione industriale, in Europa, negli Stati Uniti e in Giappone.

Gli studi scientifici si estendono allora al salmerino, al coregone, al salmone atlantico, così come alla trota arcobaleno negli Stati Uniti, introdotta in Europa dal 1874 grazie al suo buon rendimento. Ma questi progressi restano limitati ai salmonidi, che si rivelano relativamente facili da riprodurre in cattività.

Occorre attendere il 1934 perché l’induzione ormonale sia scoperta in Brasile e sperimentata su pesci locali. Questa tecnica consiste nell’iniettare determinati ormoni nel corpo del pesce per ottenere a comando una produzione di gameti, sia dalle femmine che dai maschi. Questa scoperta apre nuove prospettive in materia di avannotteria e consente di rivolgersi verso nuove specie fino ad allora rese sterili dallo stress della cattività. Dal 1935 nell’URSS, i ricercatori sovietici ottengono avannotti da diverse specie di storioni e creano perfino ceppi ibridi.

Il ripopolamento dell’ecosistema è ancora largamente praticato ai giorni nostri, sia in acqua dolce che in ambiente marino. Le avannotterie che lavorano in questo quadro sono finanziate generalmente da programmi pubblici di ricerca scientifica e lavorano essenzialmente su specie indigene. Così, a seguito del miglioramento della qualità delle acque e dei lavori di infrastruttura tesi a ripristinare una libertà di movimento per le specie migratrici, diverse avannotterie europee si occupano del ripopolamento dei fiumi con salmoni e storioni.

Accade anche che queste avannotterie di interesse pubblico si inseriscano in progetto di «pascolo marino». Questa pratica risale al XIX secolo e consiste nel rafforzare uno stock naturale con novellame di avannotteria per mantenere l’attività economica della pesca che ne dipende, come per il salmone nel Mar Baltico o la sogliola nel Mare del Nord. Va osservato che le scoperte di queste avannotterie scientifiche sono spesso all’origine di uno sfruttamento in acquacoltura commerciale.